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con Valerio Galano

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Episodio del podcast

Un hacker non è un criminale

19 settembre 2021 Podcast Episodio 66 Stagione 2
Un hacker non è un criminale

Descrizione

Sempre più spesso il termine “Hacker” viene usato a sproposito. Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

I link dell’episodio di oggi:
https://www.theregister.com/2021/03/03/debate_hackers_for/
http://www.catb.org/jargon/html/index.html
https://www.educba.com/hackers-vs-crackers/
https://attivissimo.blogspot.com/2018/11/hacker-buoni-salvano-malati-di-apnea.html
https://attivissimo.blogspot.com/2020/01/torna-lhacker-di-buon-cuore-che-ti.html
https://www.tomshw.it/altro/hacker-attacca-il-suo-pacemaker-ma-a-fin-di-bene/

Attrezzatura:
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Crediti

Sound design - Alex Raccuglia
Voce intro - Maria Chiara Virgili
Voce intro - Spad
Musiche - Kubbi - Up In My Jam, Light-foot - Moldy Lotion, Creativity, Old time memories
Suoni - Zapsplat.com
Cover e trascrizione - Francesco Zubani

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Quello che segue è lo script originale dell'episodio.

Negli ultimi anni, complice in parta la pandemia ed in parte il naturale aumento della diffusione dei servizi digitali, il numero di crimini informatici è notevolmente cresciuto e questo ha portato il fenomeno cyber criminalità ad apparire sempre più spesso sui media mainstreem, quelli non specializzati nel settore informatico.

Per tutta risposta, questi ultimi hanno iniziato ad utilizzare impropriamente certe terminologie tecniche e tre le tante, hanno preso l’abitudine di definire Hackers i vari criminali informatici.

Tale associazione, però, non solo è palesemente errata, se si conosce il vero significato della parola Hacking, ma è anche pericolosa perché tende a allontanare l’opinione pubblica da una figura molto importante per l’intero ecosistema digitale.

In questo episodio proveremo dunque a fare un po’ di chiarezza sul termine Hacker e a spiegare perché gli Hackers non sono criminali.

Sigla!


Nel 1961 uno studente della Caltech di Pasadena si finse giornalista sportivo per intervistare la persona responsabile delle coreografie della squadra di football dell’Università di Washington.

Come probabilmente saprai, gli americani seguono con passione i tornei sportivi universitari e le tifoserie organizzano coreografie anche molto complesse, con cartelloni colorati che posizionati nel modo corretto permettono di comporre enormi scritte, e immagini.

Grazie a questa finta intervista, lo studente apprese il modo in cui l’Università di Washington organizzava queste coreografie, dove venivano conservate le istruzioni per realizzarle e perfino che il regista sarebbe uscito a cena poco più tardi.

Forti di queste informazioni, alcuni studenti forzarono la serratura dell’ufficio del direttore e sostituirono le istruzioni per le coreografie con altre appositamente modificate. Non si trattò di un lavoro semplice, richiese infatti più giorni e più intrusioni, ma al momento questo è un dettaglio che non ci interessa.

Risultato di questa operazione fu che, il giorno della partita, tre delle immagini composte dai tifosi della squadra di Washington furono realizzato in modo totalmente diverso.

In una coreografia, invece della parola WASHINGTON, apparve la parola CALTECH.

Un’altra la parola HUSKIES, il soprannome di Washington, fu scritta al contrario.

E quella che doveva essere l’immagine di un husky mostrava invece un castoro. (Caltech che MIT usano il castoro - l’ingegnere della natura - come mascotte.)

Dopo la partita, il rappresentante atletico della facoltà di Washington dichiarò: “Alcuni l’hanno trovata geniale; altri erano indignati”. Il presidente del corpo studentesco di Washington, successivamente, ha osservato: “Nessun rancore, ma all’epoca era incredibile. Siamo rimasti sbalorditi*.

Questo episodio che ti ho raccontato, viene considerato uno dei primi esempi di Hack.

La sua descrizione è persino riportata, assieme ad altri, nel Jargon File che è sostanzialmente un dizionario di termini utilizzati dagli hacker e dai professionisti dell’informatica.

E da una storia del genere si possono evincere due importanti informazioni.

La prima è che il termine Hack o Hacking non è necessariamente collegata all’informatica, quanto piuttosto alla tecnologia in generale.

E la seconda, è che non sottintende intenzioni malvagie o criminali. Nel caso descritto, infatti, si è trattato di uno scherzo; una goliardata tipica delle rivalità sportive, qualcosa di piuttosto comune nel mondo universitario americano.

Il termine Hack può infatti essere inteso più o meno come applicazione non convenzionale o non ortodossa di una tecnologia e stato utilizzato a partire dagli anni ‘50, quando appunto uno studente del MIT produsse la prima versione del un dizionario che si è poi evoluto nel Jargon File.

E anche allora, il termine hacker non denotava alcuna accezione criminale o dolosa.

Un hacker quindi è semplicemente qualcuno che, ovviamente dotato di grandi capacità e conoscenze specifiche, è in grado di utilizzare una tecnologia in modo creativo, differente da come è stato pensato che debba funzionare.

E in questo modo, piegando lo strumento al proprio volere, è spesso alla ricerca di un modo per migliorare la vita a se stesso e agli altri.

Sì, perché un Hacker, propriamente detto, è anche una persona mossa da ideali positivi e da una certa etica e che sfrutta queste sue capacità tecniche per impiegarle nel mondo del lavoro e della filantropia.

Sono tante le storie infatti di Hacker che, di mestiere, partecipano a campagne di Bug Bounty, cercando e segnalando le falle di sicurezza alle aziende, le quali sono ben felici di ricompensarli per i loro servigi.

Anche qui su Pensieri in codice, abbiamo parlato di uno di questi specialisti qualche episodio fa. Nell’episidio n.59 che ti consiglio vivamente di recuperare perché è davvero interessante.

Addirittura ci sono Hacker che si impegnano a scovare computer infetti e ripulirli, a sviluppare software per apparecchiature mediche le cui aziende sono fallite lasciando i pazienti senza poter decriptare i dati e perfino a individuare e correggere problemi di sicurezza in pacemaker e altri dispositivi simili.

Attualmente, forse hai sentito parlare di queste persone sotto la definizione di White Hat. Ti lascio dei link a queste storie in descrizione.

E invece, ultimamente la figura dell’Hacker viene associata quasi unicamente a quella del criminale, ed è spesso corredata di immagini di gente incappucciata al buio davanti ad uno schermo con lettere verdi su fondo nero che si muovono dall’alto verso il basso come in Matrix.


Ma allora quale nome dovrebbero utilizzare i giornalisti, ma anche noi tutti, quando parliamo di criminali informatici?

Beh una definizione specifica esiste ed è Cracker.

Il cracking è rimasto nell’immaginario collettivo legato quasi esclusivamente alla pirateria del software.

Quando qualcuno vuole utilizzare un programma o un gioco commerciale e non lo vuole pagare, ecco che si mette alla ricerca un qualche kit software che permette di aggirare le protezioni implementate dalla casa produttrice e che prende appunto il nome di crack.

La definizione di cracking, però è in realtà molto più ampia e il cracker può essere considerato una sorta di figura duale rispetto a quella dell’Hacker.

Come nel caso di un Hacker, infatti il Cracker è un individuo dotato di conoscenze tecnologiche e capacità fuori dal comune, ma in contrapposizione all’Hacker, le utilizza in modo doloso, unicamente per il proprio tornaconto, e per danneggiare la comunità e favorire se stesso o il proprio gruppo.

Un cracker è colui che piega le regole di un sistema per danneggiarlo, renderlo inutilizzabile o per lucrare, come ad esempio chiedendo riscatti per ripristinare le funzionalità e i dati o compiendo attacchi su commissione o con la pirateria.

Sui giornali si possono trovare tante storie di cracking, anche se, è più difficile individuarle (anche appunto per via dell’eccessivo utilizzo della parola hacker).

Ma, come regola generale, quando leggi di complessi e ingegnosi attacchi a strutture nevralgiche di uno stato o di una grande azienda, è probabile che si stia parlando di cracking.

Anche quando un giornalista scrive Hacking di stato, spesso andrebbe letto come cracking. Anche se qui la distinzione diventa sottile: non dimentichiamo mai che in molti casi, quelli che alcuni chiamano terroristi per altri sono eroi.


A questo punto, però, è doverosa un’ulteriore distinzione.

Abbiamo assodato che un Hacker non è un criminale. E questo è chiaro.

Tuttavia, mentre possiamo tranquillamente affermare che un Cracker è un criminale che utilizza la tecnologia in modo creativo, perché è proprio questo suo comportamento illegale a trasformarlo da Hacker a Cracker, non possiamo dire lo stesso del contrario.

Cioè non si può affermare l’equivalenza tra criminale informatico (o cyber criminale) e Cracker.

E questa è una distinzione importante da fare, perché al giorno d’oggi, i metodi per delinquere sul Web sono alla portata di tutti.

Pensa al phishing, che è quella pratica di inviare email o sms a qualcuno cercando di imbrogliarlo e spingerlo a rivelare informazioni sensibili come l’accesso ai conti o ad altri servizi.

O pensa ai ramsonware, quei virus che criptano i dati delle povere vittime, alle quali poi viene chiesto un riscatto per avere indietro la chiave di decriptazione.

Sono entrambi meccanismi criminali che si possono mettere su tranquillamente con un computer ed una carta di credito: non è necessaria alcuna capacità particolare, non serve sfruttare una tecnologia in modi particolari, non servono competenze fuori dal comune.

Basta acquistare dei kit online e si è pronti per delinquere. Facile e veloce.

Questo tipo di criminali non sono Cracker, sono semplici criminali che utilizzano Internet e il Web per le loro sporche attività e, per come la vedo io, non meritano una definizione specifica.

D’altronde, un ladro che scippa una persona a bordo di uno scooter non prende il nome di pilota, ma è semplicemente un farabutto a bordo di uno scooter.

Un assassino che spara alla sua vittima con un fucile, no prende il nome di cecchino o cacciatore. Resta un’assassino con fucile.

Allora perché un criminale che opera sul Web dovrebbe essere considerato un Hacker o perfino un Cracker, quando in realtà non dimostra nessuna conoscenza specifica del mezzo?

Resta semplicemente un truffatore, un ladro o un ricattatore che, semplicemente utilizza un mezzo diverso, e cioè Internet, per compiere i propri crimini.


Ad ogni modo, divagazioni a parte, il riconoscimento del valore sociale degli Hacker è molto importante.

Gli Hacker sono figure positive, colonne portanti dello sviluppo informatico e tecnologico.

A costo di ripetermi, la loro attività in campo di sicurezza informatica è fondamentale per migliorare il mondo digitale in cui viviamo e vivremo sempre più con il passare del tempo.

Consentire ai media generalisti o ai meno informati, di ritrarre gli hacker come equivalenti agli attori criminali rende più difficile il lavoro che questi abilissimi professionisti svolgono ogni giorno.

Nell’aprile del 2019, YouTube ha vietato i video educativi di Instructional hacking e phishing marcandoli come contenuti illegali. E demonetizzando i canali, disincentivando di fatto i creatori di contenuti a produrre questo tipo di materiale.

Ma questo tipo di video sono a scopo educativo, servono per formare professionisti e preparare gli utenti su come difendersi da pratiche criminali che diventano giorno dopo giorno sempre più comuni.

In pratica sono state sottratte importanti risorse per lo sviluppo di abili difensori contro i criminali informatici.

È importante che questa tendenza venga invertita. E che i media partecipino attivamente alla rappresentazione accurata della differenza tra hacking e attività criminale.

Usare un linguaggio inesatto e influenzare negativamente la percezione della società serve solo a creare un distanza e avversione tra coloro che contano sulla tecnologia per supportare il loro stile di vita digitale e quelli meglio attrezzati per difenderlo.


Bene, spero di essere riuscito a spiegarti la mia idea sui concetti di Hacker, Cracker e semplice criminale informatico.

In descrizione, come al solito trovo fonti e approfondimenti sui concetti che ho espresso fin qui.

E a proposito, hai ascoltato la nuova rubrica Snippet, settimana scorsa? È una di quelle novità che ti avevo promesso per questa nuova stagione e che uscirà con cadenza abbastanza regolare fra gli episodi classici.

Quindi, mi auguro che ti sia piaciuta, così come mi auguro che l’episodio di oggi ti sia piaciuto e ti ricordo che se posso produrre questi contenuti, è solo grazie a te che ascolti ed alla community di pensieri in codice che sostiene il progetto.

Scopri come dare una mano anche tu, collegandoti al sito pensieriincodice.it (mi raccomando con 2 i).

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Per oggi è tutto, ti do appuntamento al prossimo episodio e ti ricordo che un informatico risolve problemi, a volte anche usando il computer.


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