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con Valerio Galano

Il podcast dove si ragiona da informatici

Un informatico risolve problemi, a volte anche usando il computer

Riflessioni e idee dal mondo del software

Episodio del podcast

Informatica Vintage - La nascita di Play-Doh: pensare fuori dagli schemi

5 dicembre 2019 Podcast Episodio 23 Stagione 1
Informatica Vintage - La nascita di Play-Doh: pensare fuori dagli schemi

Descrizione

L’episodio di oggi narra una storia i cui protagonisti hanno fatto fortuna grazie ad una geniale intuizione. Un esempio di come pensare fuori dagli schemi possa essere un modo per trovare soluzioni altimenti impensabili.

Fonti:
Andrea Scianò - L’invenzione casuale della pasta Play-Doh - https://www.sciano.net /post/23/l’invenzione-casuale-della-pasta-play-doh

Attrezzature:
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Crediti

Montaggio - Daniele Galano - https://www.instagram.com/daniele_galano/
Voce intro - Costanza Martina Vitale
Musica - Kubbi - Up In My Jam
Musica - Light-foot - Moldy Lotion
Cover e trascrizione - Francesco Zubani

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Quella che segue è una trascrizione automatica dell'episodio.

Pensieri in codice. Idee dal mondo del software a cura di Valerio Galano. Buongiorno a tutti e ben ritrovati per un nuovo episodio di Pensieri in codice, il podcast in cui parliamo di argomenti presi dal mondo del software, di internet e della programmazione. Oggi raccontiamo una storia che non è direttamente legata all’informatica quanto piuttosto ad un concetto che però dovrebbe essere caro ad ogni buon informatico. Per l’episodio della rubrica informatica vintage di oggi, infatti, Andrea Chanot della pagina Facebook Italian Developers ha deciso di raccontare una storia in cui i protagonisti sono stati in grado di pensare fuori dagli schemi e di applicare cioè quello che viene comunemente definito il pensiero laterale. Poiché lavorare con l’informatica, sia che si parli di programmatori o di analisti o di tecnici o di qualsiasi altra figura mi venga in mente, significa trovarsi quotidianamente ad affrontare la risoluzione di problemi che possono variare anche molto l’uno dall’altro, il pensiero laterale è una tecnica di problem solving che può essere di grande aiuto quando ci sembra che l’ostacolo che ci troviamo davanti sia insormontabile. Noi ne abbiamo già parlato nel primo episodio di questo podcast, che ovviamente vi invito a recuperare se non l’avete già fatto, ma in pratica applicare il pensiero laterale vuol dire analizzare un problema da angolazioni diverse, cogliendo così dei dettagli che in una normale analisi potrebbero sfuggire. In questo modo sarà possibile ragionare fuori dagli schemi ed elaborare così soluzioni che attingano a conoscenze e idee al di fuori del dominio del problema. Prima di procedere dunque con la nostra storia ricordo a voi di iscrivervi alla pagina facebook di Italian Developers dove troverete questa ed altre storie sul mondo dell’informatica e ringrazio come al solito Andrea per aver raccolto le informazioni e redatto il testo che ora andrò a leggervi. Quanto è importante guardare a ciò che ci circonda con una prospettiva diversa? E soprattutto quando sembra che ogni cosa vada per il verso sbagliato? Questa è la storia di una grande donna e della nascita di un’azienda multimilionaria che ha dato vita ad uno dei giochi più famosi del mondo, Play Doh. Tutti da piccoli ci abbiamo giocato ma pochi sanno che la sua creazione è del tutto casuale e soprattutto dovuta alla carta da parati. Dal 1885 fino al 1950 circa il carbone era, ahimè povero ambiente, il combustibile per riscaldamento più utilizzato negli Stati Uniti. Produceva il quadruplo dell’energia rispetto al legno ma costava la metà. Oltre però al pessimo impatto ambientale vi era anche un altro lato negativo per chi lo utilizzava e cioè la fuligine derivante dalla sua combustione. Per le superfici non lavabili come la carta da parati, molto diffusa all’epoca, la fuligine era un vero problema. Per le pulizie di primavera si usava un impasto di farina, acqua, sale e borace fatto in casa e lo si faceva rotolare su e giù per le pareti tappezzate raccogliendo così la fuligine depositata. Presto però le aziende iniziarono ad offrire detergenti per carta da parati premiscelati ed in questo contesto si colloca appunto la Cootle Products Company, un’azienda manifattoriera di prodotti per la pulizia ancora oggi esistente. Fondata nel 1920 a Cincinnati, Ohio, essa vive una profonda crisi verso la fine degli anni 20, ma un giovane e brillante Cleo McVicker riesce prima a risollevarne le sorti e dopo ad assumere suo fratello Noah. La svolta per loro avviene quando i due siglano un accordo di fornitura con la catena di negozi Kroger, i quali chiedevano un prodotto di pulizia per la loro carta da parati e toccò proprio a Noah inventare un composto morbido e flessibile che fosse in grado di raccogliere tutta quella fastidiosa polvere. Il prodotto Cootle divenne quindi il più grande detergente per carta da parati al mondo all’inizio del ventesimo secolo, tuttavia le fortune iniziarono a cambiare negli anni 50. Cleo McVicker muore infatti in un incidente aereo privato nel 1949. La moglie ormai vedova Irma eredita la compagnia e decide di assumere suo figlio Joe e il suo genero Bill Rodenbaum per provare a colmare il vuoto che la morte di Cleo aveva lasciato. Come se non bastasse dopo la seconda guerra mondiale con il passaggio a riscaldamenti a petrolio, gas o elettricità, l’accumulo di fuligine sulla carta da parati non è poi più questo gran problema ed il prodotto Cootle non viene più richiesto. Pure l’avvento della carta da parati in vinile che può essere lavata con acqua e sapone concorre a complicare ulteriormente le cose. E dato che apparentemente non c’è mai fine al peggio, mentre Cootle sta praticamente fallendo, Joe ha una preoccupazione ben più grande. A 25 anni ha appena scoperto che sta per morire. Gli viene infatti diagnosticata la malattia di Hodgkin, una rara forma di cancro, e tutta la sua famiglia si stringe attorno a lui per aiutarlo compresa sua cognata Kai Zufall che poi risulterà fondamentale nel proseguo di questa storia. Il marito di Kai è infatti un dottore a Bellevue, New York, e convince Joe a farsi operare da loro. L’intervento purtroppo non ha l’esito sperato e Joe viene subito rispedito a Cincinnati per passare lì i suoi ultimi giorni. Mentre Joe effettuava cicli di terapia sperimentale a base di radiazioni che gli permisero effettivamente di sconfiggere la malattia, nonostante dopo il trattamento i medici gli abbiano sempre ricordato che sarebbe deceduto presto perché questi consideravano la cura non sufficiente mentre in realtà egli non morì fino al 1992, di lì a poco nel New Jersey sua cognata avrebbe avuto una brillante idea destinata a cambiare per sempre la sorte dell’azienda. Kai è una maestra di scuola materna ed intenta a trovare metodi alternativi per la modellazione dell’argilla, che risulta essere disordinata e troppo difficile da lavorare per le piccole mani dei suoi giovani alunni e cerca dunque nuove idee per le decorazioni natalizie. Quando legge un articolo riguardante la realizzazione di ornamenti per alberi di Natale usando del semplice detergente per carta da parati, si chiede se Joe ne avesse mai sentito parlare. Spinta da grande entusiasmo si reca nel primo negozio di ferramenta locale dove chiede una confezione del detergente per carta da parati Cutol. Con estrema difficoltà, dato che il prodotto era ormai in disuso, il negoziante riesce a trovare una lattina ed una volta appurata la non tossicità della pasta, Kai chiede di testarla e darla ai bambini della sua classe. Essi adorano modellarla creando le forme più svariate. In preda all’entusiasmo Kai chiama Joe e gli dice puoi trasformare quella roba in un giocattolo. Spiazzato dalla stranezza di questa idea ma subito intrigato dal suo potenziale, Joe si precipita fuori di casa e guardando gli ordamenti dell’albero di Natale risponde mio dio lo faremo! Kai suggerisce persino il nome per la sua scoperta, Play-Doh. Resasi conto della potenzialità dell’invenzione, intuisce che avrebbe prodotto un giocattolo migliore del detergente originario. Così riesce a persuadere i due a metter su una produzione in larga scala. Joe, suo zio Noah e Bill aprono una nuova filiale chiamata Rainbow Craft Company con la quale iniziano a commercializzare il loro vecchio prodotto con il nuovo nome suggerito. Woodward & Lothrop, grande magazzino di Washington DC, è il primo a portare Play-Doh tra i propri scaffali. Macy e Marshall Field si interessano presto al giocattolo e iniziano anche loro a proporlo ai propri clienti. Nel 1985 Play-Doh compare nelle pubblicità televisive di Captain Kangaroo, Ding Dong School e Romper Room, trasmissioni per bambini paragonabili alle nostre Bim Bom Bam, L’albero azzurro o Solletico. Ecco che le vendite schizzano alle stelle. McVicker fa domanda di brevetto nel 1956 e questa viene accolta il 26 gennaio 1965, lo stesso anno in cui Rainbow Craft viene venduta alla General Mills, che la fonde poi con la Kenner Products nel 1971. Una nuova fusione con Tonka Corporation avviene nel 1989 e due anni dopo Hasbro acquista quest’ultima, trasferendo Play-Doh e la sua divisione Play School facendone quel fenomeno di ricreazione globale che tutti noi oggi conosciamo. Bene, spero che questo episodio un po’ diverso dal solito vi sia piaciuto. Voi fatemi sapere cosa ne pensate con un commento o unendovi al gruppo Telegram di cui trovate il link in descrizione. Sempre in descrizione trovate anche tutti i vari link per seguire questo progetto ed eventualmente supportarlo. Io ne approfitto per avvisarvi che nel periodo natalizio non usciranno episodi di Pensieri in Codice, quindi questo è l’ultimo per il 2019, anche se in realtà stiamo provando a preparare una piccola sorpresa ma per ora non vi assicuro nulla. Quindi come al solito vi ringrazio per aver speso un po’ del vostro tempo ad ascoltare questo podcast, vi auguro buone vacanze e vi do appuntamento a gennaio.

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