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Episodio del podcast

Le origini della tastiera QWERTY

14 agosto 2019 Podcast Episodio 13 Stagione 1
Le origini della tastiera QWERTY

Descrizione

La usiamo praticamente da sempre, al PC, sullo smartphone, sul tablet. Ma da dove deriva questa particolare disposizione dei tasti? Uno studio della Kyoto University potrebbe avere la risposta.

Fonti*
https://repository.kulib.kyoto-u.ac.jp/dspace/bitstream/2433/139379/1/42_161.pdf

Attrezzature:
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Crediti

Montaggio - Daniele Galano - https://www.instagram.com/daniele_galano/
Voce intro - Costanza Martina Vitale
Musica - Kubbi - Up In My Jam
Musica - Light-foot - Moldy Lotion
Cover e trascrizione - Francesco Zubani

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Quella che segue è una trascrizione automatica dell'episodio.

Pensieri in codice. Idee dal mondo del software a cura di Valerio Galano. Salve a tutti e ben ritrovati per un nuovo episodio di Pensieri in codice, il podcast in cui parliamo di argomenti presi dal mondo del software, di internet e della programmazione. Nonostante il caldo afoso e la speranza che il rumore del condizionatore non disturbi questo podcast, proverò a parlarvi di qualcosa che abbiamo costantemente sotto gli occhi che utilizziamo tutti i giorni ma di cui forse non ci siamo mai chiesti l’origine. Sto parlando della tastiera QWERTY. Nel caso non lo sapeste, la tastiera QWERTY è semplicemente quella tastiera per computer nella quale i tasti, sia quelli che rappresentano le lettere che quelli che rappresentano i numeri, sono organizzati nella disposizione tipica utilizzata nel nostro paese e anche ampiamente diffusa in tanti paesi anglofoni. Quella particolare disposizione, cioè in cui le prime sei lettere della prima riga, se lette da sinistra verso destra, formano appunto la parola QWERTY. Molti di noi sono ormai abituati ad utilizzarla tutti i giorni sul pc, sullo smartphone, sul tablet e probabilmente, se mai dovessimo trovarci davanti ad una tastiera diversa da quella che conosciamo, troveremmo grandi difficoltà ad utilizzarla. Ma al di là di ciò, vi è mai capitato di fermarvi a chiedervi perché la tastiera QWERTY ha la forma che conosciamo? Perché le lettere, i numeri e gli altri caratteri sono posizionati in quel modo e non ad esempio in ordine alfabetico? Beh, nonostante la nascita di tale tastiera risalga a poco più di 150 anni fa, non vi sono esplicite testimonianze documentate sul perché sia stata scelta tale disposizione e di conseguenza su questo argomento esistono varie leggende metropolitane che si sono susseguite nel tempo. Tra le più famose e diffuse va sicuramente ricordata la leggenda secondo cui la disposizione dei tasti della tastiera QWERTY sia stata studiata per rallentare la velocità di scrittura dell’operatore. Questo perché, sempre secondo la leggenda, con i tasti in ordine alfabetico gli operatori avrebbero potuto digitare dei testi così velocemente da riuscire a bloccare il meccanismo delle macchine da scrivere facendo incastrare due o più martelletti. Una seconda leggenda metropolitana invece, conosciuta almeno quanto la precedente, vuole che i tasti della tastiera QWERTY siano stati così disposti per permettere ai venditori di macchine da scrivere di impressionare i potenziali clienti scrivendo nel modo più rapido e semplice possibile la parola typewriter che in inglese vuol dire appunto macchina da scrivere. Purtroppo però, come detto prima, le informazioni sulle motivazioni che hanno portato alla forma che noi tutti oggi conosciamo sono andate perdute nel tempo ma un interessante studio della Kyoto University sembra invece ricostruire i fatti in modo sufficientemente coerente da poter spiegare realmente la questione. Nel 1868 a Milwaukee fece la sua comparsa la prima versione di macchina da scrivere. Tale Christopher Scholz, assieme ad un gruppo di colleghi, creò appunto uno strumento che permettesse di scrivere dei testi in modo più semplice e rapido di quanto fosse stato possibile fino ad allora. Nella sua prima forma la tastiera della macchina da scrivere era un qualcosa di molto simile ad un piccolo pianoforte in cui le 28 lettere disponibili, tutte maiuscole, erano disposte su due file in ordine alfabetico. La prima fila dalla A alla N guardando da sinistra verso destra e la seconda fila dalla O alla Z spostandosi da destra verso sinistra. I primi acquirenti della typewriter furono, neanche a dirlo, i telegrafisti che avevano bisogno di un sistema semplice per trascrivere i messaggi ricevuti. Essendo dunque almeno agli inizi gli unici utilizzatori del prodotto essi poterono condizionarne fortemente l’evoluzione. Nel 1870 infatti chiesero ed ottennero varie modifiche funzionali al loro tipo di utilizzo come ad esempio l’aggiunta dei caratteri minuscoli, dei numeri e di alcuni segni di punteggiatura che portarono il totale dei tasti a 38 disposti su quattro file. Negli anni a seguire la typewriter si diffuse sempre di più nell’ambiente dei telegrafisti e di conseguenza la sua evoluzione continua ad essere guidata dalle loro richieste. Infatti secondo Koichi e Matoko Yasuka, autori dello studio, le lettere più frequenti come ad esempio la T che è la consonante più utilizzata nella lingua inglese vennero spostate nella parte centrale della tastiera mentre quelle meno frequenti come ad esempio la Q furono spostate ai margini. Allo stesso tempo a causa del fatto che nel codice Morse, il codice appunto utilizzato dai telegrafisti, la Z si scrive in modo molto simile alla coppia S-E, queste tre lettere furono piazzate vicine per dover minimizzare lo spostamento della mano in attesa di capire quale lettera fosse stata trasmessa. Queste e molte altre modifiche furono richieste appunto per velocizzare la scrittura da parte degli operatori e di conseguenza ciò smentisce la leggenda metropolitana di cui abbiamo parlato prima, secondo la quale la disposizione dei tasti fosse stata studiata apposta per rallentare l’operatore. D’altronde nella trasmissione dei messaggi Morse l’operatore che riceve il messaggio deve essere veloce nello scriverlo almeno quanto lo è il mittente altrimenti rischierebbe nel caso di messaggi lunghi di rimanere indietro e perdere delle informazioni. Ad ogni modo sempre in contrasto con la leggenda metropolitana nel frattempo che la tastiera della Typewriter si evolveva iniziavano anche a nascere delle figure specializzate nell’utilizzarla e con esse anche varie tecniche come la scrittura 6 dita o la scrittura 8 dita, tutte tecniche appunto che servivano a sfruttare in maniera sempre più efficiente lo strumento. Nel 1878 nasce ad opera della Remington & Sons la Remington Typewriter 2, la cui disposizione dei tasti è ormai quasi quella che conosciamo oggi ad eccezione di poche lettere come la M, la C o la X. Il nome di questo nuovo modello tuttavia è già sufficiente a sfatare la seconda leggenda che vuole che la disposizione dei tasti sia pensata per rendere veloce la scrittura della parola Typewriter davanti ai clienti per ragioni di marketing. Perché infatti tutta la tastiera dovrebbe essere mai studiata per scrivere Typewriter e non ad esempio Remington oppure Remington & Sons o Typewriter number 2? Ad ogni modo col passare del tempo continuarono a susseguirsi versioni e piccoli adattamenti delle posizioni delle lettere e varie compagnie iniziarono a produrre i propri modelli di macchina da scrivere con quella che a tutti gli effetti è la tastiera QWERTY odierna. Questo finché nel 1910 la stessa disposizione di tasti fu infine adottata per il modernissimo sistema di comunicazione che prendeva il nome di Telescrivente. La Telescrivente venne poi largamente utilizzata come terminale per computer tra gli anni 40 e 70 portando così di fatto la tastiera QWERTY nel mondo dell’informatica moderna. Dal codice Morse per il telegrafo ai nostri computer passando per la Telescrivente dunque questa ad oggi è con maggior probabilità la storia della tastiera che tutti noi utilizziamo ogni giorno. In descrizione vi lascio il link allo studio della Kyoto University nel quale potrete trovare oltre a ulteriori dettagli e un’accurata descrizione delle varie versioni di tastiera e delle motivazioni che hanno portato allo spostamento dei vari caratteri anche le illustrazioni dei vari modelli susseguitisi nel tempo. Con questo siamo giunti al termine di questo tredicesimo episodio di Pensieri in Codice. Io come al solito vi ringrazio di aver ascoltato fin qui e spero che l’argomento vi sia piaciuto. Vi ricordo che potete ascoltare questo podcast su tutte le maggiori piattaforme e su Alexa. Vi basterà dire Alexa apri pensieri in codice. Come al solito vi ricordo che queste sono le mie idee sull’argomento e quindi vi invito a farmi conoscere le vostre con un commento oppure unendovi al gruppo telegram di cui trovate il link in descrizione. Vi ringrazio ancora per l’ascolto e ci sentiamo ad un prossimo episodio di Pensieri in Codice.

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