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con Valerio Galano

Il podcast dove si ragiona da informatici

Un informatico risolve problemi, a volte anche usando il computer

Riflessioni e idee dal mondo del software

Episodio del podcast

Recensione informatica di Black Mirror stagione 5 feat. FREKT

26 giugno 2019 Podcast Episodio 11 Stagione 1
Recensione informatica di Black Mirror stagione 5 feat. FREKT

Descrizione

I film o le serie TV che guardiamo ogni giorno sono piene di riferimenti ai più disparati software informatici. Ma quanto sono realistici questi software? Possono davvero fare quel che ci viene mostrato?

Consigli non richiesti by FREKT
https://www.spreaker.com/show/consigli-non-richiesti
https://www.youtube.com/channel/UCmMPwRK4PPJymNrv71n3IMw
https://open.spotify.com/show/2vIUYpgmkzb40uMW5lZFkB

Fonti*
The Art of Computer Programming: Volume 1, Third Edition Updated and Revised, Volume 2, Third Edition Updated and Revised, Volume 3, Second Edition Updated and Revised, Volume 4a, Extended and Refined - https://amzn.to/3kKDrP0

Attrezzature:
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Crediti

Montaggio - Daniele Galano - https://www.instagram.com/daniele_galano/
Voce intro - Costanza Martina Vitale
Musica - Kubbi - Up In My Jam
Musica - Light-foot - Moldy Lotion
Cover e trascrizione - Francesco Zubani

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Quella che segue è una trascrizione automatica dell'episodio.

Pensieri in codice, idee dal mondo del software a cura di Valerio Galano. Salve a tutti e ben ritrovati su Pensieri in codice, il podcast in cui parliamo di argomenti presi dal mondo del software, di internet e della programmazione. Nell’episodio di oggi vorrei provare a fare con voi una recensione informatica ed in particolare su di una serie tv da poco uscita su Netflix che è la quinta stagione di Black Mirror. Ovviamente dal momento che sono già tantissimi quelli che ne hanno discusso e a dire la verità hanno anche demolito questa stagione sia dal punto di vista della scrittura che della solidità dei personaggi, degli eventi eccetera e inoltre poiché io non ho vere e proprie competenze per dare giudizi dal punto di vista cinematografico, questa recensione vuole piuttosto essere una scusa per parlare di come sono stati resi alcuni aspetti informatici e di come nel bene o nel male gli sceneggiatori abbiano immaginato i software all’interno delle storie che hanno raccontato. Fatemi sapere se questo tipo di podcast vi piace e vi interessa e in caso affermativo sicuramente nel prossimo futuro ne pubblicherò altri. Prima di iniziare però vi devo avvisare che dal prossimo blocco ci saranno spoiler quindi se siete spoilerofobici o semplicemente volete ascoltare le osservazioni che andrò a fare conoscendo già gli eventi di cui parlerò vi consiglio di fermare qui il podcast e magari riprenderlo dopo aver visto la quinta stagione di Black Mirror. Prima di tuffarci nell’analisi delle tecnologie mostrate in questa serie è però necessario farci un’idea di quali sono le storie raccontate e i contesti in cui vengono inseriti i vari software di cui andremo a parlare a breve. A questo proposito ho una sorpresa per voi perché a parlarvene non sarò io ma un super esperto in materia di film serie tv e fumetti. Frecht ci sei? Weeei ragazzi io sono Frecht e di solito vi consiglio cose belle sul mio podcast. Mi trovate sullo Spotify, sullo Spreaker e anche sullo Youtube ma oggi solo per Valerio vi parlo anche di cose brutte, anzi di cose che prima erano belle e mosso brutte, insomma un brutto anotroccolo al contrario. E chi è questo paperotto? Parliamo di Black Mirror la serie antologica e che vuol dire antologico? Questo parolone vuol dire che ogni episodio è scollegato dal precedente cioè non ha nessun collegamento col precedente, nessun personaggio simile o altro tipo dei mediometraggi che hanno un unico filo conduttore uno con l’altro, la tecnologia e i suoi possibili riscontri negativi nella nostra vita. Black Mirror sia dalla prima puntata è sempre stato questo, un pugno nello stomaco allo spettatore, un guardare allo specchio il peggio che abbiamo, insomma un Black Mirror su cui specchiarci, insomma ha un titolo azzeccato Black Mirror come serie e bravi quelli del marketing. Comunque vi dicevo che per le prime tre stagioni Black Mirror ci ha regalati tanti di quei pugni che neanche Kenshiro ha ai tempi belli, ma oggi no, oggi Black Mirror è soltanto uno specchio sbiadito diciamo che è un grey mirror se vogliamo proprio fare una similitudine con i colori. Infatti oggi vi parlo della orrenda quinta stagione dove i pugni hanno lasciato spazio alle carezze e le riflessioni a banali trame da casa di carta o un muccino con il pallino dell’informatica. Ma mi spiego peggio, vi parlo del primo episodio che non mi ricordo come si chiama, ma per capirci meglio chiamerò l’amore ai tempi di Tekken. C’è il classico studentello interpretato da Falcon, cos’è quello di film della Marvel, l’amico nero di Capitano America, che se la fa con la sua coinquilina, perché lui in questo in questo episodio fa il ragazzotto di 27 anni, crediamoci. Comunque si fa la sua coinquilina, ma la sera appena lei si addormenta lui scappa nel soggiorno per giocare al Tekken Taroko con il suo coinquilino figo, sapete no lo femmine quello che come Dylan Dogg se ne fa una ogni sera. Insomma questi qui ogni notte si sfondano giocando a Tekken. Poi abbiamo un time skip, sono passati 11 anni e il nostro protagonista Falcon, che chiameremo Falcon per comodità, ormai sta sposato con la sua coinquilina, cioè che adesso non è più coinquilina è moglie, però vivono sempre assieme. E’ il giorno del suo compleanno e il suo amico Shupa femmine anche lui è stato invitato e come regalo che cosa gli compra al nostro amico Falcon? Gli compra una nuova copia di Tekken Taroko per OVR. E qui iniziano le prime magagne di trama, la sospensione delle incredulità esplode, il nostro Falcon si ritrova in un picchiaduro in una realtà virtuale che è uguale alla nostra, lui interpreta questo personaggio, questo cinesotto che combatte, dove però se ti fai male, ti fai male anche nella realtà. E qui sorge una domanda, ma perché dovrei comprare un gioco dove se mi faccio male, mi faccio male nella realtà? Chi se lo comprerebbe? E soprattutto è legale? Comunque, passiamoci sopra. Durante uno scontro tra lui e il suo amico Shupa femmine che invece interpreta un personaggio femminile, lui questo cinesotto, lei questo personaggio femminile, lui e Falcon da amenarsi finiscono per ammucchiarsi. Insomma, fanno sesso perché in questo gioco qui tutto quello che senti, lo senti nella realtà. E anche qui io mi chiedo, ma che davvero hanno programmato dei personaggi virtuali con gli organi genitali? Sarebbe la follia, tutti i manici sessuali giocherebbero a questo gioco, nessuno combatterebbe. Comunque ragazzi tranquilli, tutte le questioni sul sesso virtuale, l’amore fra uomini e le relazioni extracognugali vengono solo accennate in questo episodio e ci troviamo di fronte a classico episodio floscio con un finale alla muccino, però con il palino dell’informatica, come vi dicevo poc’anzi, ma non vi dico altro perché magari vi volete far del male e volete vedere questo episodio e guardatevelo, mentre l’altro forse anche peggio. Lo possiamo chiamare Anna Montana incontra Scoopy Doo. Insomma c’è Anna Montana, cioè identica a lei e pur la stessa attrice, che è famosissima, tutti sono pazzi di lei e tutti comprano gli dischi, ma siamo in Black Mirror e se non ci metti un’intelligenza artificiale non siamo contenti. Quindi per sfruttare ancora di più la fama e la figura di Anna Montana, che si inventano questi geni del marketing. Si inventano una specie di Emilio e il meglio, non so se vi ricordate il robottino degli anni 90, comunque inventano questo robottino con un’intelligenza artificiale in stile Alexa di Amazon, che risponde a tutte le domande facendo finta di essere Anna Montana e tutti fan che bello lo voglio, voglio anche un stupo pazzetto orrendo. Comunque nel frattempo la zia e pure manager di Anna Montana, che sembra una Laura Pausini malnutrita, ha un piano diabolico, vuole mandare in coma Anna Montana, così che ormai è diventata ingestibile, lei adesso ha belle tavole a fare dischi nuovi, sta impazzendo, un po’ come Miley Cyrus, l’attrice di Anna Montana nella realtà, che sia una frecciatina. Comunque che fa? La manda in coma con un apparecchio, li legge la mente e leggendogli la mente estrapola nuove canzoni da far cantare al computer. Cioè avete capito? No perché io no. Cioè esiste un estrattore di canzoni dal cervello? Eh? Ma che cazzo sto guardando? E non è l’unico ma che cacchio sto guardando della puntata. Scopriamo infatti che l’Alexa di Anna Montana ha all’interno l’intera coscienza di Anna Montana e che con un blocco la rendono più stupida, cioè più stile Alexa. Comunque ad un certo punto, a caso proprio, trovano un modo per sbloccare questa coscienza di Anna Montana dentro l’Alexa di Anna Montana e questo Alexa diventa finalmente Anna Montana dentro un pupazzo che fanno, insieme a altre due ragazzotte di cui non vi ho parlato ma che sono inutili, andranno insieme a questo robot alla ricerca della vera Anna Montana che nel frattempo è imprigionata dalla zia Laura Pausini. Insomma un episodio di Scooby-Doo, anzi di Black Scooby-Doo, così per fare Black Mirror e Scooby-Doo. Comunque basta di parlare di queste robe che mi sono avvilito, fanno proprio schifo queste puntate di Black Mirror. Lascio la parola a Valerio. Vai Valerio, pensaci tu. Grazie mille Frect, ero sicuro di poter contare su di te e prima di proseguire vi informo che se vi piacciono le serie tv, i film o i fumetti o se vi piace Frect, che tutto sommato i gusti sono gusti, allora potete trovare il suo podcast su Spreaker, YouTube o Spotify. Vi basterà cercare consigli non richiesti o cliccare sul link che trovate in descrizione. Come anticipava il buon Frect, in questa stagione sono principalmente due gli episodi che ci offrono gli spunti più interessanti ed in particolare il primo ed il terzo, perché sono quelli ambientati in un prossimo futuro e ci mostrano come gli sceneggiatori immaginano il progresso tecnologico ed informatico nei prossimi anni. In entrambi questi episodi emerge piuttosto chiara l’idea di una tecnologia in grado di collegare la mente umana a delle macchine e quindi di seguito a dei software che permettono sia di elaborare le informazioni prodotte dal cervello dei protagonisti sia di trasmettere a questi ultimi delle sensazioni e fargli vivere esperienze così come se si trovassero in una sorta di realtà virtuale molto avanzata. Le tecnologie mostrate ed in particolare i software impiegati però, come vedremo fra poco, presentano alcuni tratti che risultano poco realistici. Non tanto perché non sembrano traguardi raggiungibili a breve, anzi io mi aspetto di vedere questo tipo di tecnologie entro pochi anni, ma quanto piuttosto perché vengono impiegate e rappresentate in modi piuttosto inverosimili, cioè modi poco logici, poco efficienti e diciamo se anche tali tecnologie fossero effettivamente già disponibili nessun progettista o sviluppatore le impiegherebbe così come mostrate negli episodi di Black Mirror. Cerchiamo però di procedere con ordine e proviamo ad illustrare i punti controversi uno per volta. Il primo software di cui vorrei parlare e che definirei piuttosto inverosimile è praticamente il protagonista di tutto il primo episodio. Si tratta in effetti del videogame a cui i due protagonisti giocano, e non solo, nel corso dell’intero episodio. In pratica si tratta di quello che noi chiameremmo un picchiaduro, qualcosa di simile a Tekken o Mortal Kombat, ma che essendo estremamente più avanzato e tenendo presente che la storia è ambientata circa una decina d’anni nel futuro, permette una estrema libertà ben lontana da quelle che sono le meccaniche che ci si aspetterebbe da questo tipo di videogioco. Viene mostrato infatti che dopo un paio di partite totalmente immersi in queste aree virtuali i ragazzi capiscono di avere molta più libertà di quella che normalmente sarebbe necessaria e sufficiente in un picchiaduro. Il secondo punto poi a mio parere abbastanza inverosimile riguarda il terzo ed ultimo episodio della stagione. In questo episodio infatti l’intera avventura delle due piccole protagoniste prende il via dal fatto che loro manomettono una bambola, un piccolo robot, nel quale è stata caricata una copia digitale della personalità di una famosissima cantante pop e così facendo riescono a sbloccare quello che potremmo definire l’intero potenziale del robot. In pratica ci viene mostrato che le due ragazze collegando il robot ad un pc si rendono conto che al suo interno sono state caricate sia la personalità che tutti i ricordi appartenenti alla persona alla quale il robot è ispirato e poi solo successivamente è stato applicato un blocco software per far sì che il personaggio si comportasse come una bambola adatta ad un pubblico di ragazzi e adolescenti. Una volta rimosso questo blocco inserito a posteriori quindi la bambola inizia a pensare e comportarsi in tutto e per tutto come se si trattasse della persona da cui sono stati scaricati i dati. Ora, pur volendo supporre che in futuro possano esistere delle tecnologie sufficientemente avanzate per permettere di riprodurre le situazioni che vi ho descritto, va però considerato che esse violano quello che è un principio fondamentale dello sviluppo del software e cioè il concetto di ottimizzazione. L’ottimizzazione del software fa sì che esso svolga i propri compiti nel modo più efficiente possibile e cioè quindi produca il risultato che ci si aspetta ma nel minor tempo possibile e al tempo stesso utilizzando il minor quantitativo possibile di risorse a propria disposizione. Quindi in parole povere, pesando il meno possibile su processore, memoria e tutti gli altri componenti hardware. Traslando questo concetto ad esempio su di un videogioco, dato che in fin dei conti un videogame è pur sempre un software, possiamo dire che esso dovrà essere ottimizzato per permettere la migliore esperienza di gioco possibile ma al tempo stesso non dovrà sprecare le risorse messe a disposizione della console che, se anche particolarmente estese, saranno comunque limitate. Ora, lungi da me farvi credere che tutti i software siano perfettamente ottimizzati ma deve essere chiaro che se a livello di ottimizzazione di un qualsiasi programma non raggiunge una soglia minima che potremmo definire sufficienza, allora in determinate condizioni esso potrebbe risultare semplicemente inutilizzabile. Pensiamo ad esempio ad un browser per navigare sul web come sono Chrome o Firefox. Ottimizzare un browser è un’operazione davvero molto complicata perché esso non è un software dall’utilizzo molto circoscritto. Con un browser possiamo infatti ritrovarci a navigare su siti tremendamente diversi fra loro e che implementano caratteristiche molto distanti e molto spesso le richieste in termini di risorse da parte di un sito possono contrastare profondamente con quelle di un altro. Per questo motivo, per via di questa complessità, il browser per funzionare e mostrare tutti i vari siti richiesti dall’utente potrebbe arrivare a richiedere più risorse di quante effettivamente disponibili e provocare così strani comportamenti. Chi ad esempio utilizza Chrome o Firefox aprendo molte schede in contemporanea e magari senza trovarsi ad operare su di un computer di ultimissima generazione può certamente sperimentare occasionalmente dei rallentamenti del sistema o dei messaggi che avvertono che il sito sta impiegando troppo tempo per aprirsi. Beh, quelli sono sintomi del fatto che le risorse di sistema sono arrivate al limite. Un altro esempio che potremmo aver sperimentato tutti potrebbe essere quello dei videogame. Infatti esistono videogame che non essendo ben ottimizzati per la console o per la scheda video su cui girano risentono di quei classici rallentamenti che vengono definiti calo di framerate. Ora, quello che sto cercando di dire non è che qualsiasi programma o videogame dovrebbe essere ottimizzato per hardware vecchio o con scarse risorse, assolutamente no. Una cosa del genere rallenterebbe il progresso nel campo dello sviluppo del software. Quello che invece vorrei che fosse chiaro è che maggiore è il livello di ottimizzazione di un software, minori saranno le risorse necessarie affinché esso svolga il suo lavoro in modo corretto. E dal fatto di utilizzare meno risorse deriva semplicemente che tutte le risorse risparmiate possono essere impiegate per qualche altro scopo, per esempio per aggiungere o migliorare qualche aspetto del software stesso. Pensiamo sempre al videogioco che è uno dei casi più ovvi di questo tipo di impieghi. Se si riesce a ottimizzare il motore grafico per consumare meno risorse, allora si ottiene un margine di miglioramento su altri fronti. Magari si possono aggiungere dei dettagli o migliorare la gestione delle ombre o dei fluidi. Ritornando a parlare però più in generale, per ottimizzare un software si può, e in realtà si deve, operare su più livelli, i più importanti dei quali sono sicuramente una progettazione oculata, la scelta di algoritmi e strutture dati efficienti, l’implementazione del codice utilizzando i costrutti più performanti, ma anche la scelta del giusto linguaggio di programmazione e dei giusti compilatori e così via. Per puntare ad ottimizzare effettivamente il software è necessario spingere su tutti questi livelli. Sicuramente alcuni avranno un peso maggiore rispetto ad altri sul risultato finale, però nessuno di questi può essere semplicemente ignorato. Tornando quindi alle scelte fatte dagli sceneggiatori della quinta stagione di Black Mirror, appaiono ora evidenti un paio di sviste notevoli. Qualunque sia la casa produttrice del gioco Striking Vipers, che parte fondamentale del primo episodio, ha effettuato una scelta piuttosto inverosimile e cioè ha implementato tutta una serie di funzionalità estranee al tipo di gioco che permettono ai giocatori di interagire fra loro ignorando completamente il combattimento, che è praticamente l’unica caratteristica obbligatoria in un picchiaduro e di fare tutt’altro secondo la loro volontà. I protagonisti potranno infatti avere rapporti utilizzando i propri avatar, trascorrere il tempo all’interno delle ambientazioni, magari standosene in riva a un lago o sulle scale di un tempio, senza che il timer di gioco scada e decreti la fine del round. In pratica in questo videogame tantissime risorse che potevano essere utilizzate per migliorare le caratteristiche funzionali del gioco, come mosse di combattimento o grafica, sono state invece dirottate su funzionalità che in teoria non dovrebbero nemmeno essere presenti in questo tipo di gioco. L’altra violazione del processo di ottimizzazione invece la possiamo trovare nel terzo episodio. Come accennavo prima in questo episodio viene mostrato un piccolo robot, cioè una bambola commercializzata con il nome di Ashley 2, nella quale è stata copiata l’intera coscienza di una cantante pop che è stata poi limitata nelle funzioni con l’utilizzo di un blocco implementato via software. Anche in questo caso lo spreco di risorse è palese. Quando le due ragazze infatti collegano la bambola al computer e rimuovono il blocco si riesce perfino a leggere su uno degli schermi che esso limitava l’intero potenziale cognitivo al 4%. Inoltre, una volta rimosso il blocco, l’hardware del piccolo robot si dimostra perfettamente in grado di sostenere l’elaborazione del 100% delle funzioni cerebrali archiviate al suo interno. Questo significa, in parole povere, che gli ingegneri che hanno progettato Ashley 2, che ricordiamolo è un prodotto commerciale quindi venduto per ricavarne profitto, hanno ben pensato di dotarla di un quantitativo di memoria e di una capacità di elaborazione sufficiente a gestire una certa molle di dati e poi successivamente ridurre questa molle di più di 20 volte. Questo comportamento non solo non ha senso dal punto di vista informatico e ingegneristico ma nemmeno da quello commerciale. Infatti è palese che dotare un robot di una quantità di risorse hardware nettamente superiori a quelle necessarie per il funzionamento designato non solo è inefficiente ma anche antieconomico. Dunque ragazzi anche oggi siamo giunti al termine dell’episodio e io come al solito vi ringrazio per essere arrivati fin qui. Abbiamo esaminato solo alcuni aspetti, quelli che mi sono sembrati i più interessanti della stagione 5 di Black Mirror e anche così il podcast è durato molto più del solito ma spero che l’analisi che ne è venuta fuori sia stata interessante. Come al solito vi invito a farmi conoscere le vostre idee e le vostre opinioni al riguardo magari lasciando un commento o unendovi al gruppo telegram di cui trovate il link in descrizione. Vi ricordo sempre che potete ascoltare il podcast su Spreaker, YouTube, Spotify, iTunes e ora anche Alexa e se vi va potreste condividerlo magari con chi ha visto la quinta stagione di Black Mirror per scoprire se è d’accordo con quanto detto oppure ha opinioni differenti. Per ora io vi saluto voi non dimenticate di iscrivervi al podcast consigli non richiesti di FRECT e noi ci sentiamo la prossima settimana. Buona giornata a tutti!

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